Agli Italiani, le sagre piacciono. È un po’ nel carattere nazionale, il gusto per l’idea dell’assaggio – gratuito boccone di sapore – e i mercati appagano un pò sempre. Le radici della tradizione delle sagre affondano nella religione. Infatti era usanza molto diffusa, nell’antichità, di tenere dei festeggiamenti per ringraziare le divinità ma anche per propiziare, auspicare, pregare per la salute dei raccolti e le greggi; queste celebrazioni erano chiaramente tenute di fronte ai templi ed alle chiese, e si trattava generalmente di sacrifici animali e di offerte di parti del raccolto alle divinità, nella speranza di propiziarsi le loro grazie. Le offerte venivano poi consumate dagli abitanti della comunità, per simboleggiare l’abbondanza che si sperava sarebbe derivata da tali celebrazioni.  Ecco perché, generalmente, le sagre offrono prodotti del territorio locale e soprattutto prodotti di stagione. Tutti i prodotti altamente energetici – per combattere il freddo – e probabilmente, fino ad un certo punto, gli stessi che venivano offerti agli dei nell’antichità. Le tradizioni, in fin dei conti, sono tali perchè resistono al tempo e si adattano senza perdere il loro significato originario, anche se spesso la conoscenza di questo si è persa col tempo.


La cucina Irpina, oltre che povera, ha risentito non poco dell’influenza napoletana, distinguendosene, però, per un forte uso di erbe ed odori selvatici. Aromi unici che risentono in positivo delle particolari caratteristiche del territorio e di un clima favorevole che ne comporta la crescita abbondante. Non a caso, fino al dopoguerra, le massaie irpine programmavano la cucina quotidiana in base alla raccolta stagionale di verdure ed aromi che crescevano spontanee e che loro andavano a cercare nei campi e sulle montagne. Questo perché, nonostante avessero a disposizione gli animali che allevavano, non potevano distogliere le entrate che venivano dalla loro vendita, dal magrissimo bilancio familiare. Perciò la carne che appariva sulle tavole del ceto meno abbiente, fino a qualche decennio fa, consisteva solo ed unicamente in frattaglie e interiora che i contadini si “franchiavano”nelle contrattazioni inerenti alla vendita degli animali. Questo ben spiega il perché dell’abbondanza di pietanze a base di verdure!

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